Dott.ssa Adelia Natali

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Disturbi alimentari

DISTURBI ALIMENTARI


Prima di parlare di disturbi dell’alimentazione, occorre fare chiarezza sul concetto che differenzia un disordine alimentare, come può essere una momentanea alterazione del comportamento alimentare, ad esempio nel caso di inappetenza, voracità nervosa o di tutti quei “sintomi alimentari” che ognuno di noi può incontrare in determinati momenti della propria vita, da un disturbo da alimentazione vero e proprio, che presuppone un’organizzazione delle relazioni, cognitiva ed emozionale tutta particolare.
In secondo luogo va tenuto presente che molto si può ricavare per conoscere il problema, da tutte le teorie che spiegano il perché esiste, ma fuorvianti per risolverlo.
E’ più importante invece centrarsi a comprendere come funziona il problema stesso, quali sono le soluzioni che vengono messe in atto da chi lo porta e dalle persone che lo circondano, come la famiglia, gli amici.
Non da ultimo poi, bisogna considerare la rapida evoluzione delle patologie alimentare, in netta espansione in tutte le società caratterizzate dall’opulenza alimentare e dal benessere economico. Molti dei disturbi alimentari si sono modificati proprio sulle abitudini di vita della persone si mantengono sulle soluzioni che vengono cercate.
Una rilevazione importante è relativa alla maggiore complessità dei disturbi alimentari rispetto ad altri tipi di patologie: l’individuazione di diversi “tipi” all’interno di una stessa patologia indica una marcata complessità dei disordini alimentari rispetto ad altri tipi di disturbi, aspetto che potrebbe rendere ragione della loro particolare resistenza al cambiamento.
Per questo è doppiamente importante capire come funziona il disturbo, entrarvi nella logica, apportando chiavi di lettura nuove e modificare il comportamento spesso senza partire dal cibo.
I disturbi alimentari si dividono in:
- anoressia nervosa
- bulimia nervosa

ANORESSIA NERVOSA
Non si può definire l’anoressia, trattandola come un disturbo ristretto alla diagnosi dei sintomi e allo studio dei comportamenti, bisogna piuttosto trattarla come un disagio psicologico, espresso attraverso il linguaggio del corpo.
Molti asseriscono che possono esistere tanti tipi di anoressie quante pazienti anoressiche esistono.
Le anoressiche e gli anoressici, vivono la condizione corporea percependosi brutti e grassi, questo ovviamente si ripercuote sul livello di autostima e va ad influenzare la sfera sociale ed emotiva, oltre che alterare il benessere psico- fisiologico della persona.
Ogni pensiero, ogni azione della persona che soffre di anoressia, è finalizzata a controllare l’impulso a nutrirsi, talvolta anche ignorandolo forzatamente, nel tentativo di non aumentare il peso corporeo.

CRITERI DIAGNOSTICI
Per dare una definizione al disturbo mi servirò sempre del Manuale Diagnostico e Statistico, DSM III, il quale potrà senza dubbio aiutare a comprendere le caratteristiche più rappresentative di questo disturbo, dovrà essere però accompagnato dallo studio del caso singolo di ciascuna persona lo manifesti.
Non posso sottrarmi ancora una volta dal ricordare che un approccio di diagnosi “galileana” basata su una sterile descrizione dei sintomi, non potrà mai cogliere i significati e il senso della malattia.Per questo si rimanda ad una visione antropomorfica del disturbo che metta al centro di ogni interpretazione e studio la persona e il funzionamento del problema come stato di complessità di un complesso sistema, proprio per questo l’attenzione sarà rivolta anche al vissuto personale, al racconto, alla metafora.

L’anoressia nervosa si manifesta con le seguenti caratteristiche:
- Rifiuto di mantenere un peso normale generalmente al di sotto dell'85% rispetto a quello previsto in rapporto all'altezza e all'età. Tale peso viene mantenuto al di sotto di quello normale in modo volontario e con notevoli sforzi da parte del soggetto. Nel caso in cui il peso sia inferiore a quello atteso per altri motivi, come nel caso di patologie organiche, non viene soddisfatto tale criterio.
- Intensa paura di aumentare il peso e di perdere il controllo di questo, anche se si è sottopeso    Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del proprio corpo, con conseguente influenza di questa visione sul livello di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
-  Se interpellati sulla distorta visione del proprio corpo, si rifiutano di ammettere una gravità di reale condizione di sottopeso, negando l’evidente.
-  Assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi (amenorrea) che si relazionano allo stato fisiologico di sottopeso. Generalmente queste donne vengono aiutate a ripristinare i cicli mestruali con la somministrazione di ormoni, come per es. gli estrogeni.

Si distinguono inoltre due specificazioni del disturbo:
Anoressia restrittiva: quando la persona per mantenere del suo peso sotto i livelli di normalità mette in atto comportamenti di restrizione come:
-  mangiare sempre di meno
- eliminare con il vomito autoindotto ciò che si assume
- praticare intensa attività fisica per bruciare le calorie assunte
Anoressia con abbuffate e condotte di eliminazione: quando in maniera nervosa la persona si abbuffa di cibo e successivamente lo elimina con vomito autoindotto o utilizzando lassativi, diuretici, che possano aiutare a mantenere la condizione di sottopeso.

BULIMIA NERVOSA
Come nell’anoressia, nella bulimia nervosa, la percezione del proprio corpo subisce notevoli alterazioni e la conseguente visione provoca un notevole abbassamento del proprio livello di autostima: la persona si percepirà brutta e grassa, con la conseguenza di aumentare sempre di più l’attenzione al non ingrassare e l’instaurarsi del conseguente circolo vizioso che il comportamento nervoso mantiene, assumendo voracemente molto cibo ed espellendolo successivamente.
Non è raro passare da una patologia alimentare all’altra: molte anoressiche dopo aver controllato il proprio comportamento alimentare a lungo, sfociano in grandi abbuffate tipiche delle bulimiche, ripetendo i rituali di eliminazione classicamente messi in atto.
L'anoressia e la bulimia presentano, però, delle differenze: l'anoressica nega a sé e agli altri che esista un qualsiasi problema o comportamento alimentare anormale, mentre la bulimica di solito nega l'esistenza del problema con gli altri ma riconosce che la sua alimentazione è anormale. L'anoressica, inoltre, è sempre sottopeso (almeno il 15% al di sotto del peso corporeo consigliato), mentre la bulimica può essere sottopeso, normopeso o sovrappeso. La distorsione dell'anoressica è in genere più grave di quella della bulimica. Infine, l'obiettivo dell'anoressica è di perdere più peso, mentre l'obiettivo della bulimica è di raggiungere un peso o una forma ideali, che spesso non possono essere realizzabili.
Nel disturbo bulimico, le abbuffate consistono tipicamente nel mangiare, spesso in segreto, grandi quantità di cibo, ad alto contenuto calorico. Nascondere tale comportamento, serve ad alleviare il senso di colpa provocato dall'abbuffata e a minimizzare ogni aumento di peso che si potrebbe verificare di conseguenza. La gamma dei comportamenti, riguardo le abbuffate e il significato di esse, i comportamenti compensatori, si diversificano da paziente a paziente.
Questo è molto importante per la personalizzazione del piano terapeutico di intervento, che considererà l’eterogeneità dei casi.

CRITERI DIAGNOSTICI
Il manuale diagnostico dei disturbi mentali, classifica separatamente l’anoressia nervosa con o senza sintomi bulimici e preclude la diagnosi di bulimia in presenza di anoressia se i sintomi bulimici si verificano solo durante l’anoressia.
Le diverse diagnosi appartengono dunque a disturbi differenti, ma strettamente correlati.
- La persona che soffre di bulimia pratica ricorrenti abbuffate così caratterizzate:
- mangiare in un tempo e in quantità del cibo, significativamente maggiori di quello che la maggior parte delle persone non riuscirebbe a fare nella stessa situazione, nello stesso tempo, quantità e circostanze simili.
- la sensazione associata a questa vorace assunzione di cibo è la perdita di controllo, la sensazione di non riuscire a controllarsi nello smettere.
- La persona mette in atto ricorrenti ed inappropriati comportamenti compensatori per prevenire l’aumento di peso, tali comportamenti possono essere: vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o eccessivo esercizio fisico.
- Le abbuffate e le condotte di assunzione eccessiva di cibo devono verificarsi in media 2 volte a settimana per almeno tre mesi, per essere diagnosticate come sintomi di un disturbo di alimentazione.
- La conseguenza di tali comportamenti influisce sul livello di autostima, legato alla forma ed al peso corporeo.
- Il comportamento bulimico, non si manifesta soltanto nel corso di manifestazioni sintomatiche di anoressia nervosa, piuttosto costituisce un disturbo da essa distinto.

Si distinguono inoltre, due specificazioni del disturbo:
- Bulimia con condotte di eliminazione: quando in maniera nervosa la persona si abbuffa di cibo e successivamente lo elimina con vomito autoindotto o utilizzando lassativi, diuretici, enteroclismi, che possano aiutare a mantenere la condizione di sottopeso.
- Bulimia con condotte di eliminazione: quando nell’episodio di bulimia nervosa, la persona ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, come il digiuno o l’eccessivo esercizio fisico, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto e alle altre forme di eliminazione sopracitate.

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